I Novissimi:
un invito alla conversione
e alla speranza
“Il vero cristiano è sempre pronto a comparire davanti a Dio. Perché in ogni momento – se si sforza di vivere da uomo di Cristo – è pronto a compiere il suo dovere» (San Josemaría Escrivá – Solco, 875).
Hai mai sentito parlare dei Novissimi? I Nuovissimi sono le cose che accadranno alla fine della vita umana, cioè: la morte, il giudizio finale e il destino eterno.
Questo è un tema che la Chiesa cattolica medita da sempre, soprattutto a novembre. Purtroppo, nel mondo moderno è un argomento che è stato dimenticato e messo da parte da molti cristiani.
Questo è successo per due motivi:
- La nostra società è sempre più atea e materialista, interessandosi solo a ciò che riguarda l’immanente (proprio all’uomo) e dimenticando le realtà trascendenti (proprie di Dio).
- La seconda ragione è la mancanza di conoscenza dell’argomento. Parlare di morte oggi è un argomento delicato e molti addirittura dicono: “Dio mi liberi da questo tema della morte”. Ma la morte fa parte della vita, moriremo tutti un giorno e non dobbiamo affrontarla in modo triste e morboso.
La morte non è la fine, la morte è il nostro ricongiungimento con il Padre, come ci dice la Lettera ai Filippesi: « Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno» (Fl 1,21).
Per questo vogliamo invitarti, in questo mese di novembre, a meditare sui Nuovissimi, tema che oggi affrontiamo.
Cosa ci insegna la Chiesa sulla morte e sui Nuovissimi?
Il Catechismo della Chiesa Cattolica, nei paragrafi 1021 e 1022, afferma:
“La morte pone fine alla vita dell’uomo come tempo aperto all’accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. […]
Ogni uomo fin dal momento della sua morte riceve nella sua anima immortale la retribuzione eterna, in un giudizio particolare che mette la sua vita in rapporto a Cristo, per cui o passerà attraverso una purificazione, o entrerà immediatamente nella beatitudine del cielo, oppure si dannerà immediatamente per sempre”.
Cioè, alla fine della vita terrena ci si presenta davanti al Signore, ed Egli ci esaminerà. Egli, che ci conosce meglio di noi stessi, osservando la nostra vita, ci giudicherà secondo il nostro amore e qui ci sono tre possibilità:
Purgatorio
Secondo il Catechismo ai paragrafi 1030-1032, coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio, ma non completamente purificati, benché certi della loro salvezza eterna, subiscono dopo la morte una purificazione, al fine di ottenere la santità necessaria per entrare nel gioia del Cielo.
Il Purgatorio è completamente diverso dall’Inferno. In Purgatorio siamo salvi, nell’Inferno condannati; in Purgatorio siamo temporaneamente privati della presenza di Dio per riparare alle nostre colpe; nell’Inferno siamo per sempre privati del Sommo Bene.
Noi che siamo ancora in vita dobbiamo pregare per le anime del Purgatorio, per alleviare il loro dolore e perché incontrino Dio. Anche indulgenze ed elemosine possono essere offerte per queste anime.
Per le anime dell’Inferno nessuna buona opera o preghiera può aiutarle, perché sono già condannate per sempre.
San Josemaría Escrivá diceva che il Purgatorio è un atto di misericordia di Dio per salvarci e accoglierci alla sua maestosa presenza.
Paradiso
I Santi, amici di Dio, vanno in paradiso per godere delle gioie del Paradiso. Il Catechismo ci spiega:
“Coloro che muoiono nella grazia e nell’amicizia di Dio e sono perfettamente purificati vanno in paradiso. Vivono in Dio, Lo vedono così com’è. Sono sempre con Cristo. Sono per sempre simili a Dio, godono della sua felicità, della sua bontà, della verità e della bellezza di Dio” (CCC 1023-1026).
Inferno
Le anime di coloro che muoiono in stato di peccato mortale senza pentirsi scendono subito dopo la morte all’inferno, dove soffrono le pene dell’inferno, “il fuoco eterno”. La principale pena dell’inferno è la separazione eterna da Dio.
Cosa accadrà negli ultimi giorni?
Non sappiamo né il giorno né l’ora, ma sappiamo che Egli verrà. Gesù ha promesso che tornerà e per questo dobbiamo essere pronti, questo è il significato dei Novissimi.
Le Sacre Scritture ci dicono che verrà alla fine dei tempi per giudicare e separare i giusti dai peccatori.
Alla Sua prima discesa sulla terra è venuto come Vittima e Agnello per perdonarci. Nella seconda, verrà come Padre e Giudice per giudicarci.
« Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna». (Gv 5, 28-29)
Sul tema, il Catechismo ci insegna:
“Il messaggio del giudizio finale chiama alla conversione fin tanto che Dio dona agli uomini « il momento favorevole, il giorno della salvezza » (2 Cor 6,2). Ispira il santo timor di Dio. Impegna per la giustizia del regno di Dio. Annunzia la « beata speranza » (Tt 2,13) del ritorno del Signore il quale « verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile in tutti quelli che avranno creduto » (2 Ts 1,10)” (Catechismo della Chiesa Cattolica 1038-1041).
E dice anche della gioia che dovremmo avere quando pensiamo alla fine, dove Cristo verrà come Re dell’Universo e porterà un Nuovo Cielo e una Nuova Terra, dove non ci sarà più dolore o sofferenza:
“Ignoriamo il tempo in cui avranno fine la terra e l’umanità e non sappiamo in che modo sarà trasformato l’universo. Passa certamente l’aspetto di questo mondo, deformato dal peccato. Sappiamo però dalla Rivelazione che Dio prepara una nuova abitazione e una terra nuova, in cui abita la giustizia, e la cui felicità sazierà sovrabbondantemente tutti i desideri di pace che salgono nel cuore degli uomini.” (Gaudium Et Spes 39).
Quale dovrebbe essere il nostro atteggiamento verso la morte?
Il nostro atteggiamento verso la morte deve essere quello dei cristiani. Certo, soffriamo quando qualcuno che amiamo ci lascia, è perché l’amore ci lascia tristi, ma il nostro atteggiamento deve essere di serenità.
Di fronte alla morte, noi e i nostri cari abbiamo l’inizio di una gioia senza fine, la gioia di tornare alla casa del Padre, di incontrarci con il sommmo Amore. San Josemaría Escrivá, santo dei nostri tempi, diceva:
“Di fronte alla morte, sereno! — Ti voglio così. — Non con lo stoicismo freddo del pagano; ma con il fervore del figlio di Dio, il quale sa che la vita è trasformata, non tolta. — Morire?… Vivere!” (Solco, 876).
“Quando pensi alla morte, nonostante i tuoi peccati, non aver paura… Perché Lui sa già che lo ami…, e di che pasta sei fatto. Se tu lo cerchi, ti accoglierà come il padre accolse il figliol prodigo: ma devi cercarlo!”. (Solco, 880).
Nonostante i nostri peccati e le nostre colpe, Dio ci ama e vuole che siamo salvati, ma noi dobbiamo meditare sui Novissimi con la speranza di una vita nuova, la speranza dell’Eternità.
E così, cerchiamo di fare di questa vita il meglio che possiamo, sapendo che la misericordia di Dio è infinita e sapendo che con la Sua grazia possiamo essere degni di entrare tra coloro che Egli ha chiamato amici.
un invito alla conversione
e alla speranza